Jane Austen, scrittrice

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RavenHeart
icon1  view post Posted on 14/6/2010, 17:06




Essendo nata da poco la passione per questa autrice che non ho mai disprezzato ma evitavo di leggere credendo che i suoi libri fossero troppo mielosi per me, le dedico un post.

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Nella sua biografia dedicata a Jane Austen, la scrittrice tedesca Elsemarie Maletzke scrisse: “Se Jane Austen fosse stata una dama compita e tranquilla, nessuno oggi leggerebbe i suoi libri.”
Non c’è dubbio sul fatto che abbia ragione, nessuno compra i libri di Jane Austen per ricavarne insegnamenti morali o etici. Ma perché allora, dopo quasi duecento anni dalla loro pubblicazione, si continuano a leggere i romanzi di Jane Austen? Per rispondere a questa domanda sono stati scritti centinaia di libri, articoli, rubriche, blog e pagine Internet ed ogni volta sono state fornite risposte differenti. Jane Austen è stata analizzata sotto ogni possibile punto di vista -in rapporto al crimine, all’Illuminismo, a Sigmund Freud, all’autismo, per citarne solo alcuni.
L’unica cosa certa quando si parla di Jane Austen è che oggi, a quasi due secoli di distanza dalla pubblicazione del suo primo romanzo, è più popolare che mai. A prova di questo fatto ci sono le decine di film e serie TV ispirati ai suoi romanzi ed il numero quasi infinito di sequel dei suoi capolavori. Esiste una moderna Elizabeth Bennet un po’ in soprappeso che non riesce a smettere di fumare, un’altra che abita a Boca e che ha circa settant’anni, c’è una Jane Austen investigatrice dilettante innamorata di un lord inglese ed una Anne Elliot che lavora come insegnante a New York. È stato scritto un romanzo su una ragazza americana che, addormentatasi leggendo “Orgoglio e Pregiudizio”, si risveglia nell’Inghilterra Regency ed esiste addirittura una guida per appuntamenti ispirata al comportamento delle sue eroine.
Sembra quasi incredibile che una semplice ragazza di campagna sia riuscita a scrivere sei capolavori capaci ancora oggi di incatenare i lettori alla poltrona e di creare con una vivida accuratezza personaggi ancora freschi e moderni. Il signor Collins e Lady Catherine De Bourgh, per esempio, con la loro pomposa stupidità di cui sono deliziosamente inconsapevoli, sono figure così universali che costituiscono nel loro genere un vero capolavoro.
Jane Austen non confinava questa sua straordinaria ironia solo al mondo dei suoi romanzi. Era capace di burlarsi di amici e famigliari e soprattutto di sé stessa, del suo ruolo in società e persino dell’età che avanzava. In una lettera a sua sorella Cassandra, scrisse:
“Più il tempo passa, più mi rendo conto di dover dire addio alla gioventù e trovo molte consolazioni nella condizione di chaperon perché posso sedere sul divano, vicino al fuoco e bere tanto vino quanto ne desidero.”
Nemmeno Cassandra, la sua amata sorella, la persona che le fu più vicina nei suoi quarantadue anni di vita, venne risparmiata. In una lettera del 1799, Jane scrisse:
“Hai espresso talmente poca ansietà sulla possibilità che venissi uccisa ad Ash Park Corpse dal servitore della signora Hulbert che ho una mezza intenzione di di non dirti se questo evento si è verificato…”
E ancora:
“Siamo state molto impegnate dalla tua partenza. In primo luogo abbiamo dovuto gioire due volte al giorno quando abbiamo ricevuto la notizia che il tempo è stato mite durante tutto il tuo viaggio…”
Sulla nascita del secondo figlio di suo fratello Francis scrisse:
“Mi rallegro della nascita del nuovo nipote, e spero che se mai dovesse essere impiccato, tale evento non si verifichi fino a quando saremo troppo vecchie per curarcene.”
E naturalmente non potevano sfuggire ad un commento salace i suoi vicini:
“Il signor Harvey si sta per sposare; ma, poiché è un segreto e solo la metà del vicinato ne è informata, non ne devi parlare con nessuno.”
Forse l’unica persona di cui riuscì a ridere è proprio la sua eroina più famosa, Elizabeth Bennet, di cui, in una lettera a Cassandra, scrisse:
“Devo confessare di trovarla la creatura più deliziosa mai apparsa in un libro e come sarò in grado di tollerare coloro a cui non piacerà, non lo so proprio.”
Ma chi era in realtà Jane Austen? Di lei si sa che nacque a Steventon nell’Hampshire, il 16 dicembre 1775 dal pastore del luogo George Austen e da Cassandra Leigh e che fu la settimogenita di sei maschi e due femmine. George e Cassandra si incontrarono a Oxford, dove il reverendo studiava e dove Cassandra era in visita presso lo zio, il dottor Theophilus Leigh, Master of Balliol Collge. Sembra che Cassandra assomigliasse molto alle sue figlie e fosse ironica e acuta mentre il reverendo Austen era molto più calmo e silenzioso. Seguì Cassandra a Bath per continuare a corteggiarla e per poi sposarla nella chiesa di St. Swithin’s il 26 aprile 1764.
Com’era costume dell’epoca, Jane trascorse i primi anni della sua infanzia lontano da casa, presso una balia e tornò al presbiterio solo all’età di due anni.
George Austen, reverendo della Chiesa Anglicana, fu un uomo intelligente e colto che si occupò dell’educazione letteraria dei suoi figli. Amava molto la letteratura, infatti, e possedeva una biblioteca di 500 volumi, una cifra enorme per l’epoca. Insegnò a Jane il francese e le basi della lingua italiana mentre a scuola Jane imparò a disegnare, a suonare il piano e prese lezioni di danza. Il ballo, insieme alla scrittura e al piano, costiturono sempre le sue attività preferite.
Jane Austen, al contrario dei suoi fratelli, frequentò delle scuole private. All’età di sette anni fu mandata in un istituto per signorine insieme a Cassandra e alla cugina Jane Cooper. La signora Austen si decise ad allontanarla da casa solo per non separarla da Cassandra a cui Jane era molto affezionata. La scuola si trovava a Southampton dove alcune truppe appena tornate dall’estero diffusero una forma di febbre che provocò numerose vittime. Anche Jane, Cassandra e Jane Cooper si ammalarono. Per fortuna si ripresero ma una zia che era venuta a ritirare le ragazze dalla scuola, si ammalò e morì.
Successivamente Jane e Cassandra vennero mandate in un’altra scuola privata chiamata Abbey School e diretta da Sarah Hackitt, una donna con una gamba di legno che si faceva chiamare Madame La Tournelle. Sembra che Jane Austen si sia ispirata proprio alla Abbey School per descrivere la scuola della signora Goddard frequentata da Harrier Smith in “Emma” .
A partire dal 1787 cominciò a scrivere i suoi “Juvenilia”, cioè raccolte di parodie, abbozzi di romanzi e poesie dal tono spesso umoristico, ispirati alla letteratura dell’epoca e spesso dedicati a parenti e amici. I “Juvenilia” sono costituiti in totale da tre volumi: il primo scritto tra il 1787 e il 1790, il secondo tra il 1790 e il 1792, il terzo tra il 1792 e il 1793. A questa raccolta appartengono anche “First Impression” che venne poi rielaborato e pubblicato con il titolo di “Orgoglio e Pregiudizio” e “Elinor e Marianne” che si trasformò in “Senno e Sensibilità”.
Già nei “Juvenilia” è possibile trovare in abbondanza quell’umorismo per cui Jane Austen sarà famosa. “In Jack and Alice”, per esempio, troviamo passaggi del tipo:
“La forma perfetta, il bel viso e le eleganti maniere di Lucy vinsero immediatamente l’affetto di Alice, e quando si separarono, cosa che avvenne solo dopo cena, Alice le assicurò che eccetto suo padre, suo fratello, i suoi zii, zie, cugini ed altri parenti, Lady Williams, Charles Adams e qualche altra dozzina di amici speciali, le voleva più bene che a qualsiasi altra persona sulla terra. Un’affermazione tanto lusinghiera avrebbe giustamente dato molto piacere all’oggetto di tale affetto, se non fosse per il fatto che Alice aveva consumato un po’ troppo liberamente il chiaretto di lady Williams.”
La gioventù di Jane Austen trascorse tra balli, viaggi per l’Inghilterra e visite a Londra oltre che tra lettura e scrittura.
Sembra che da giovane fosse una ragazza piuttosto carina a dispetto dell’unico ritratto che abbiamo di lei fatto dalla sorella Cassandra e che certamente non le rende giustizia. Esiste solo un altro ritratto, ugualmente dipinto da Cassandra, dove però è di schiena. Quello più diffuso, dove Jane guarda un punto alla sua destra tenendo sollevato il braccio sinistro, fu commissionato da suo nipote, James-Edward Austen, durante il periodo vittoriano e non ha niente a che fare con la vera immagine della scrittrice. Chi la conosceva, comunque, la descrive come una persona attraente, alta e slanciata, dal passo leggero e fermo, piena di energia e di salute. La nipote Caroline Austen dice che era bruna, aveva i capelli ondulati disposti intorno al viso rotondo, dalla carnagione chiara e dalle guance molto rosse, bocca e naso piccoli e regolari e grandi occhi color nocciola. Sulla giovane Jane Austen è arrivata fino a noi la famosa affermazione di una certa signora Mitford che la descrive come la “farfalla in cerca di marito più carina, sciocca e affettata che avesse mai conosciuto.” Davvero un commento poco accurato su una giovane che all’età di ventun’anni aveva già scritto “Orgoglio e Pregiudizio” .
A vent’anni Jane Austen si innamorò di Thomas Lefroy (1776-1869), un giovane “signorile, bello e piacevole”.
Thomas era nipote di George Lefroy e di Anna, una donna colta e intelligente che soleva scrivere poesie e che incoraggiò Jane Austen nella scrittura.
Tom però aveva anche dieci fratelli e sorelle a cui badare. Studiò legge al Trinity College dove si laureò con la votazione più alta dell’intera classe e successivamente si trasferì a Londra. Fu proprio durante una vacanza che si recò in visita a Steventon e conobbe gli Austen.
Di lui, Jane scrive a Cassandra:
“Mi hai rimproverata così tanto nella tua bella lettera che ho quasi paura di raccontarti di come io e il mio amico irlandese ci siamo comportati. Immagina tutto ciò che è sconvolgente nella danza e nel sedere insieme.”
Scrisse anche che Tom Lefroy era una persona molto timida e che gli amici lo prendevano in giro per la loro amicizia. A questi due fattori attribuiva la scarsità dei loro incontri.
Eppure, proprio dopo aver scritto queste parole, Tom si recò a Steventon insieme a suo cugino George. Nella stessa lettera, Jane Austen scrive:
“Tom ha solo un difetto, che il tempo curerà. Si tratta del suo mantello per la mattina che è veramente troppo leggero. È un grande ammiratore di Tom Jones e così indossa sempre gli stessi abiti colorati che Tom aveva quando fu ferito.”
Quello che accadde tra Jane Austen e Tom Lefroy rimane per ora solo oggetto di speculazione. Cassandra distrusse la maggior parte delle lettere di quel periodo e nell’unica che rimane Jane scrive frasi contrastanti. Dichiara, per esempio, che si aspetta di ricevere un’offerta dal suo amico nel corso della sera ma che lo rifiuterà se non prometterà di liberarsi del suo cappotto, che si confinerà in futuro al signor Tom Lefroy ma che non le importa nulla di lui.
La storia si concluse con la partenza di Tom. Alla fedele Cassandra, Jane scrisse:
“Alla fine il giorno in cui discorrerò per l’ultima volta con Tom Lefroy è arrivato e quando riceverai questa lettera sarà tutto finito. Le mie lacrime scorrono mentre scrivo, a questa malinconica idea”
Tom tornò a Steventon tre anni dopo ma madame Lefroy non gli permise di vedere Jane. In occasione di una visita di Anna al vicariato, Jane scrisse a Cassandra:
“Di suo nipote non ha detto nulla... Non ha fatto nemmeno una volta il suo nome davanti a me, ed io ero troppo orgogliosa per chiedere; alla domanda di mio padre, però, spiegò che era a Londra e stava per tornare in Irlanda dove sarebbe entrato nella professione legale”
Caroline Austen era convinta che Anne Lefroy fosse la responsabile di questa separazione, opinione condivisa dal nipote di Jane Austen, James Edward Austen-Leigh e dai suoi biografi Halperin e Tomalin ma non ci sono elementi per stabilire la fondatezza di questa ipotesi. L’unica cosa certa è che l’anno successivo la signora Lefroy presentò a Jane il reverendo Samuel Blackall nella speranza che la conoscenza avrebbe portato ad un matrimonio ma Jane non era interessata.
Tom Lefroy abbandonò Steventon, riprese la sua vita e tre anni dopo sposò l’ereditiera Mary Paul. La sua carriera fu brillante sia grazie alla sua estrema intelligenza che all’aiuto dello zio, un ricco banchiere che aveva guadagnato una fortuna in Italia. Molti anni più tardi, dopo esser diventato Chief Justice of the Court of Queen’s Bench, disse ad un nipote di aver avuto un “amore giovanile” per Jane Austen. Quando venne a sapere della sua morte, andò in Inghilterra per porgerle i suoi rispetti. Inoltre acquistò in un’asta una lettera di rifiuto che Jane aveva ricevuto per “Orgoglio e Pregiudizio”.
In quegli stessi anni, colpito dall’eccezionale qualità delle opere di sua figlia, il reverendo Austen propose ad un editore “First Impression” prima versione di “Orgoglio e Pregiudizio” ma l’editore si rifiutò di prenderlo in considerazione e lo restituì senza averlo nemmeno letto.
Nel 1800 George Austen si ritirò dal lavoro, lasciando la direzione della parrocchia al figlio maggiore James e si trasferì insieme alla famiglia a Bath. Anche se in tutti i romanzi non manca mai una visita a Bath, è opinione diffusa che Jane letteralmente odiasse questa città forse perché lontana da Steventon e dalle amicizie di sempre. Si dice che quando ebbe la notizia del trasferimento addirittura svenne.
In una lettera a Cassandra, descrisse Bath come un luogo “di vapore, ombra, fumo e confusione”. E in un’altra scrisse: “Non riesco a trovare le persone gradevoli” . Molti attribuiscono proprio ad una leggera depressione dovuta al trasferimento, la sua scarsa produttività letteraria. È certo che Jane sentisse la mancanza della campagna, della sua casa e della sua camera che divideva con Cassandra, una stanza che sappiamo conteneva due finestre, un camino ed un tappeto marrone e che doveva essere molto confortevole.
Negli anni che trascorse a Bath, Jane conobbe e si innamorò di un uomo la cui identità è tutt’oggi un mistero. L’incontro avvenne a Lyme ma purtroppo l’anno successivo, si venne a sapere che il corteggiatore era morto. Tutte le lettere scritte in quel periodo sono state distrutte da Cassandra e così non si è potuta stabilire la sua identità. L’unica cosa che si sa è che si trattava di un vicario e che secondo Cassandra era intelligente e affascinante, che era innamorato di Jane e che lei lo ricambiava.
L’anno successivo, Jane Austen ricevette probabilmente la sua unica proposta di matrimonio. Era ospite insieme a Cassandra a Manydown, vicino a Steventon, della famiglia Bigg quando Harris Bigg-Whiter chiese la sua mano. Sebbene non lo amasse, decise di accettarlo. Si trattava di un ottimo partito che avrebbe garantito sia a lei che alla sua famiglia la tranquillità economica che mancò loro per tutta la vita. Harris era però di aspetto insignificante, balbettava, era spesso aggressivo quando parlava ed era completamente privo di tatto. La mattina dopo Jane ebbe un improvviso ripensamento e lei e la sorella decisero di farsi portare in fretta e furia a Steventon. Anche questa volta Cassandra distrusse tutte le lettere fra lei e la sorella in cui si faceva riferimento a questo episodio.
Nel 1803 Jane Austen vendette “Susan”, primo titolo di “Northanger Abbey”. Ne ricavò 10 sterline ma l’editore non lo pubblicò come le aveva promesso e il libro fu dato alle stampe solo 14 anni più tardi, come opera postuma, insieme a “Persuasione”.
Sempre in questi anni scrisse “I Watson”, opera che non concluse mai. Cassandra racconta che la storia avrebbe dovuto essere incentrata sulla morte del padre della protagonista, Emma Watson. Nel 1805, la morte di George Austen deve aver spinto Jane a metter per sempre da parte quel romanzo.
Un’altra conseguenza della scomparsa del reverendo Austen fu una notevole riduzione delle entrate di famiglia. Per il resto della sua vita, Jane fu dipendente dall’aiuto dei suoi fratelli e da una piccola somma di denaro lasciata a Cassandra dal suo fidanzato che arrivavano a stento a fornire una somma annua di 450 sterline.
Nel 1806 si trasferì con la famiglia a Southampton nella casa del fratello Francis e di sua moglie. Insieme a loro abitavano anche Cassandra, la signora Austen e Martha Lloyd, una vecchia amica d’infanzia.
Nell’ottobre del 1808, Elizabeth, la moglie di Edward morì improvvisamente all’età di trentacinque anni dopo aver partorito l’undicesimo figlio. Jane si prese cura di George ed Edward, i due figli maggiori dimostrando grande abilità con i bambini.
In quel periodo Edward decise di donare un piccolo cottage a sua madre e alle sue sorelle. Si trovava a Chawton, nell’Hampshire e fu proprio in questo piccolo villaggio non lontano da dove era cresciuta che Jane Austen trovò il luogo adatto per scrivere. In pochi anni portò a termine “Mansfield Park”, “Emma”, “Persuasione” e cominciò “Sanditon”.
In realtà le condizioni di lavoro non erano ideali. Mentre a Steventon lei e Cassandra avevano uno spogliatoio tutto per loro adiacente alla camera da letto, a Chawton dovette scrivere gran parte delle sue opere nel soggiorno, interrotta o distratta dal chiasso dei nipoti, dalla presenza dei domestici o dei visitatori. Suo nipote James Edward racconta della famosa porta cigolante che Jane Austen pregò non fosse sistemata, perché l’avvertiva dell’arrivo di visitatori e le dava il tempo di nascondere il suo manoscritto prima che entrassero nella stanza. Tuttavia, la felicità di esser tornata nell’Hampshire era evidentemente tale da consentirle di scrivere senza curarsi dei rumori di sottofondo.
Jane condusse una vita tranquilla a Chawton. Si svegliava presto la mattina e si esercitava al piano per un’ora, poi preparava la colazione perché questo era uno dei pochi compiti in casa che le erano stati assegnati. Era anche responsabile delle scorte di vino, tè e zucchero mentre Martha si occupava della cucina come dimostra il suo libro di ricette che è sopravvissuto fino ad oggi.
Nel 1810 Jane, perse le speranze di vedere pubblicato “Northanger Abbey”, presentò ad un editore “Senno e Sensibilità” che fu accettato alla fine dell’anno. Apparve però in forma anonima, firmato semplicemente: una Lady. All’inizio solo i parenti più stretti sapevano che ne era l’autrice tanto che quando Anna si trovò davanti una copia di “Senno e Sensibilità”, la allontanò esclamando: “Oh, deve essere veramente una sciocchezza, a giudicare dal titolo.” Comunque Jane Austen ricevette delle critiche positive e la prima edizione le procurò un profitto di 140 sterline.
Incoraggiata da questo successo, tornò a rielaborare “Orgoglio e Pregiudizio” . Lo vendette nel novembre del 1812 ed il suo “amato bambino”, come lo chiamò in una lettera, fu pubblicato nel gennaio del 1813. Anche in questo caso si rifiutò di rendere nota la sua identità. La segretezza arrivò al punto che lei e sua madre lessero il romanzo ad una vicina, una certa Miss Benn, senza che la vicina sapesse chi ne era l’autrice.
Nel 1812 aveva già cominciato “Mansfield Park” e ci lavorò per tutto l’anno successivo. Fu proprio nel 1813 che si diffuse la voce della sua identità quale autrice di “Senno e Sensibilità”. In una lettera del 25 settembre Jane scrisse: “Henry ha sentito elogiare caldamente “Orgoglio e Pregiudizio” in Scozia da Lady Kerr e da un’altra Lady, e cosa ha fatto lui, preso da un moto di orgoglio fraterno, se non dire loro chi l’ha scritto?”
Visto che aveva venduto i diritti del romanzo per 110 sterline, Jane Austen non ricevette nient’altro quando una seconda edizione fu pubblicata nel 1813.
Anche una seconda edizione di “Senno e Sensibilità” fu pubblicata nel 1813.
Nel maggio del 1814, apparve “Mansfield Park” e fece il tutto esaurito in sei mesi.
Sempre in quell’anno cominciò a lavorare a “Emma”.
Henry, che viveva a Londra, agiva spesso da intermediario tra lei e gli editori e Jane lo visitò per effettuare la correzione delle bozze. Nell’ottobre del 1813 il medico del Principe Reggente fu chiamato per curare Henry. Fu attraverso questa connessione che Jane Austen conobbe il signor Clarke, cappellano e libraio dell’erede al trono che le chiese di dedicare al principe “Emma”.
Quella richiesta fu assai poco gradita perché Jane Austen nutriva una pessima opinione del principe. C’era stato uno scandalo che coinvolgeva anche la Principessa Caroline su cui scrisse:
“Suppongo che tutto il mondo stia lì seduto a giudicare la lettera della principessa. Povera donna, starò dalla sua parte fino a quando potrò, perché è una donna e perché odio suo marito.”
Sempre nel 1815 cominciò a scrivere “Persuasione”, l’ultimo e forse più romantico libro, che venne finito l’anno successivo.
Mentre scriveva Jane cominciò a stare male, manifestando i sintomi della malattia che l’avrebbe uccisa. Forse si trattava del morbo di Addison, un disturbo che oggi avrebbe potuto essere curato. La malattia si fece sempre più manifesta nel corso del 1816.
Nel 1817 cominciò a lavorare ad un altro romanzo “Sanditon” che venne però lasciato incompleto.
Una sua nipote racconta:
“Le passeggiate che faceva di solito divennero sempre più brevi e discontinue ed usciva a prendere aria in un calesse trainato da un asino. Gradualmente le sue attività all’interno della casa cessarono, e fu obbligata a stare molto a letto. Il soggiorno conteneva solo un divano che era occupato di frequente da sua madre la quale era ormai settantenne. Jane non lo volle mai usare, nemmeno durante l’assenza di sua madre; ma creò una sorta di letto con due o tre sedie, ed era felice di dire che quella sistemazione era più comoda del suo vero divano.”
La ragione di questo comportamento avrebbe potuto essere lasciata all’immaginazione se non fosse stato per le domande inopportune della sua piccola nipote che la obbligò a spiegare: se avesse mostrato una qualsiasi inclinazione per quel divano, sua madre avrebbe provato degli scrupoli ad usarlo lei.
Prima di morire, Jane Austen scrisse il suo testamento:
Io, Jane Austen della parrocchia di Chawton lascio, con questa espressione delle mie ultime volontà e testamento, alla mia carissima sorella Cassandra Elizabeth tutto ciò che possiedo alla mia morte o che posso ricevere successivamente, dopo il pagamento delle spese per il mio funerale e di un legato di cinquanta sterline a mio fratello Henry e di altre cinquanta sterline a Madame Bigeon-- che richiedo siano pagate appena sia conveniente. Nomino la mia cara sorella esecutrice delle mie volontà testamentarie.
Jane Austen
27 aprile, 1817

Il 18 luglio 1817, Jane Austen morì all’età di 42 anni a Winchester dove era andata con la sorella Cassandra per delle cure. Nonostante il laudano soffrì molto, poiché alla domanda di Cassandra che le chiedeva se aveva bisogno di qualcosa, rispose: “Di nulla tranne che della morte.” Chiuse gli occhi per sempre alle quattro del mattino tra le braccia della stessa Cassandra.
Il 24 luglio venne sepolta nella cattedrale della città. L’iscrizione sulla tomba è diventata piuttosto famosa negli ultimi anni perché sottolinea con grande enfasi la sua dolcezza e la sua umiltà cristiana mentre non c’è menzione dei suoi scritti eccetto un’allusione piuttosto vaga alle straordinarie qualità della sua mente.
“Persuasione” e “Northanger Abbey” furono pubblicati postumi a cura del fratello Henry e solo allora riportarono finalmente il nome dell’autrice. Di questi due romanzi 320 copie rimasero invendute e per i dodici anni successivi, nessuno dei suoi libri venne pubblicato. Per fortuna i diritti vennero comprati da un altro editore, Bentley, che stampò tutte le sue opere in cinque volumi. Da allora i romanzi di Jane Austen sono sempre stati in commercio.
Nel corso del XIX secolo la sua popolarità aumentò dopo la pubblicazione delle Memorie di James Austen Leigh. Nacque anche un movimento di ammiratrici che Kiplying chiamò Janeites a cui tutt’oggi appertengone migliaia di persone.
Nel 1906 “Orgoglio e Pregiudizio” fu adattato per la prima volta per il teatro da Mary MacKaye. Helen Jerome lo adattò ancora nel 1935 per New York dove si rivelò uno dei maggiori successi di Broadway. Ci furono anche due musical di “Orgoglio e Pregiudizio” che andarono in scena subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Tra il 1900 e il 1975 furono prodotti più di sessanta trasposizioni per radio, televisione e teatro. La prima per il cinema risale al 1940.
Nonostante ciò esistono ancora persone che non sono state raggiunte dalla sua fama. Nel 1994, una compagnia cinematografica americana si dimostrò interessanta alla produzione di “Orgoglio e Pregiudizio” ma non sapeva chi l’autore fosse, che Jane Austen era morta e che lo era dal 1817. Quando la casa cinematograifca Columbia cominciò a girare “Senno e Sensibilità”, un dirigente suggerì di scrivere un romanzo dalla sceneggiatura di Emma Thompson, senza rendersi conto che “Senno e Sensibilità” esisteva già. Quando sentì il commento Emma Thompson reagì dicendo: “Vado ad impiccarmi”.
Da allora People magazine ha dichiarato Jane Austen “Una delle persone più intriganti” del 1995. Nel 1996, Vanity Fair proclamò “lo scrittore più di moda nello show business non è John Grisham o Michael Crichton ma Jane Austen”. I suoi libri sono diventati best-seller anche in America. Il numero di visitatori della sua casa nell’Hampshire è aumentato del 250% e il London Times, il New Yorker, Cosmopolitan e Variety hanno pubblicato articoli su articoli a lei dedicati.
Oggi, per fortuna, esistono numerose pagine internet, forume e blog, società e club, saggi e analisi, sequel e variazioni che permettono di preservare la sua meritatissima fama.


Informazioni tratte dal sito janeausten.it che ho trovato molto esaustivo.
 
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